Mia è una quindicenne disadattata. Espulsa dalla scuola, derisa dalle amiche a cui non risparmia sarcasmo e reazioni fish tenk violente, a casa deve vedersela con una madre ancora giovane e sensuale e con una sorellina con la quale è in costante conflitto. La madre conduce una vita piuttosto libera fino a quando intreccia una relazione con Condor. Il quale sembra essere il primo in grado di cogliere le potenzialità di Mia innescando però un’ulteriore rivalità tra madre e figlia.
Andrea Arnold aveva attirato l’attenzione della critica internazionale con il suo primo lungometraggio Red Road presentato a Cannes nel 2006 e vincitore del Premio della Giuria. È tornata sulla Croisette con un’opera seconda in cui rivela la sincerità della propria attenzione verso l’adolescenza ma perde in originalità rispetto alla prova precedente. Non parleremo di situazioni alla Ken Loach perché potremmo essere influenzati dalla presenza di Kierston Wareing che proprio con Loach ha debuttato in In questo mondo libero.
Il tema però delle dinamiche sociali all’interno della periferia urbana (siamo nell’Essex), quello del rapporto madre/figlia che finiscono con ill contendersi lo stesso uomo e le stesse modalità con cui viene descritto il disagio esistenziale della ragazza sono già stati visti al cinema in più di un’occasione. La stessa scelta di vedere nell’hip hop l’unico vero mezzo di comunicazione e di conferma di sé di Mia o la facile simbologia del vecchio cavallo da liberare, con la relativa attrazione nei confronti di chi ha una vita nomade si configurano come elementi ad elevato rischio di retorica.
Fortunatamente la Arnold non cade nelle trappole che essa stessa ha costruito in fase di sceneggiatura grazie anche all’apporto di una giovane attrice carica di tensione. Il deja vu però purtroppo impera.

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