Sonia è di Lubiana ed è cameriera in un hotel. Guido è stato poliziotto e ora è custode in una villa fuori città. Guido frequenta da quLa Doppia Oraalche tempo gli speed date ed è lì che incontra Sonia. Basta quel primo incontro perché i due provino un’attrazione reciproca che spinge Guido ad invitare Sonia nella villa in assenza del padrone. Lì i due vengono aggrediti da una banda di ladri che svuota la villa. Uno di loro sta per violentare la giovane donna e Guido si getta su di lui per proteggerla…
Se questa è la prima recensione che leggete sul film evitate di leggerne altre che possano rivelarvi la trama perché la seppur non straordinaria tenuta del film è affidata a un percorso che lo spettatore deve compiere all’interno degli sviluppi che seguono la rapina in villa. Se ne sa troppo perde qualsiasi interesse per gli eventi.
La doppia ora è una scommessa con il pubblico al quale si chiede di ‘entrare’ nella storia per dipanare, insieme ai protagonisti la vicenda. È un film di sceneggiatura (la menzione al Premio Solinas è lì a testimoniarlo) che sulla tenuta delle concatenazioni dei fatti si gioca tutto. O, meglio, non tutto perché parte della posta è affidata ai due protagonisti. Filippo Timi si conferma come uno degli attori emergenti più completi e offre al suo personaggio le ombre e le luci di una tenerezza che rischia di sprofondare nel dolore mentre Ksenia Rappoport dà a Sonia una fragilità psicologica assolutamente credibile anche quando finirà col sorprendere.
Sono questi i punti di forza di un film che ha però la sua debolezza proprio nel congegno a orologeria che mette in azione. Può funzionare benissimo ma se vi si inserisce il granello dell’indifferenza nei confronti di ciò che accade sullo schermo si può bloccare inesorabilmente. Non è detto che non succeda.

 

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